Un meeting aziendale che avrebbe lo scopo di motivare dipendenti apatici e delusi, un relatore un po' troppo convinto e uno strafalcione che ne mina (forse irrimediabilmente) la credibilità :il video sul manager Telecom che apostrofa abilmente la platea e scivola clamorosamente sulla "vittoria" di Napoleone a Waterloo si sta diffondendo in modo incontrollabile dentro e fuori la rete.
Sinceramente, anche se si tratta di un manager super-pagato di un'azienda spesso impopolare, dispiace che una persona venga messa alla berlina in questo modo, tuttavia lo scopo di questo intervento vorrebbe essere quello di avviare, ancora una volta, il dibattito su quali siano i fattori che rendono virale un'idea o un messaggio.
La questione, prima di noi, se la sono posta anche "mostri sacri" come Seth Godin, ma senza riuscire a dare una risposta soddisfacente. Infatti il segreto della "virulenza" sembra risiedere in una contaminazione fortunata di elementi impalpabili, il che rende pressoché impossibile redigere una "ricetta".
Alcuni paragonano questi fattori a quelli, altrettanto difficilmente individuabili, che determinano il successo di una barzelletta.
Secondo un'opinione diffusa la "virulenza" sorge esclusivamente in modo spontaneo e imprevedibile, quindi non si può costruire a tavolino, tanto che proporre la realizzazione di campagne di advertising virali sarebbe una pia illusione.
In realtà oggi possiamo affermare con sicurezza che alcuni fenomeni a
diffusione virale, apparentemente spontanei, in realtà sono stati il frutto del lavoro di abili agenzie di comunicazione; in ogni caso tutti concordano sul fatto che la viralità non deve essere l'obiettivo primario della campagna di advertising, bensì uno degli strumenti che ne devono determinare il successo.
Qual è la vostra opinione?
