Recentemente Coding Horror ha pubblicato una riflessione ironica sul tema "everyone should learn programming", una critica neanche tanto velata al concetto per il quale imparare a programmare sia una competenza equiparabile (per complessità e necessità ) alle capacità di leggere e scrivere; l'assunto di base è che l'approccio verso il coding di chi non ne conosce i diversi aspetti sia particolarmente semplicistico.
Tale atteggiamento sarebbe dovuto ad alcune false convinzioni:
- pensare che una maggiore produzione di codice possa considerarsi un fenomeno positivo, quando invece per un programmatore è vero esattamente il contrario, minore è il codice digitato migliore è il risultato ottenuto;
- credere che il lavoro di un programmatore consista appunto nello scrivere codice e non, come nella realtà , nel risolvere problemi;
- sopravvalutare l'importanza del metodo e dello strumento utilizzato rispetto a quella del problema, ignorando che il compito del coder è quello di anteporre il ragionamento alla digitazione;
- supporre che imparare a programmare, anche se male, sia comunque un fattore positivo perché crea occasioni di lavoro;
- convincersi del fatto che tra l'imparare a programmare e guadagnare con il coding il passo sia breve.
Riflessioni in buona parte condivisibili da estendere anche ad altri settori come quello dello sviluppo e del design, che propongono tra le righe anche una possibile soluzione al problema: scrivere meno codice possibile, possibilmente non scriverlo affatto.
Via | Coding Horror