"Google ama definire Android come open e iOS come chiuso: [...] è bene ricordare che l´open non sempre vince.
Le argomentazioni circa l´open source contro il closed source sono solo fumo negli occhi per tentare di nascondere il vero problema: cos´è meglio per gli utilizzatori finali, la frammentazione o l´integrazione? Android è molto frammentato e lo sarà sempre più e noi preferiamo di certo l´integrazione."
Queste le parole di Steve Jobs in occasione della presentazione dei dati trimestrali Apple, chiaramente indispettito dal fiato sul collo che sente tirare da quel di Mountain View.
La frammentazione è un problema di cui Linux e le sue distribuzioni soffrono (lo si voglia riconoscere o meno), e questo è un dato di fatto. In questo caso però, Jobs annovera come frammentazione semplicemente le diverse personalizzazioni di Android (soprattutto della sua interfaccia) che i produttori di smartphone costruiscono.
Se è vero che le versioni di Android in circolazione sono troppe e che per gli sviluppatori è difficile scrivere programmi compatibili con tutte, risulta invece non motivata la tesi per la quale i consumatori dovrebbero sentirsi persi di fronte a tanta scelta.
Sulla natura non unitaria di Android, risponde a stretto giro di un tweet Andy Rubin, il padre dello stesso Android con un sibillino:
mkdir android;
CD android;
repo init -u git://android.git.kernel.org/platform/manifest.git;
repo sync;
make
Ovvero: il codice sorgente di Android è disponibile per tutti ed è uno solo.