Il tempo impiegato per scrivere un post, un articolo, un commento, un contenuto sul web varia senza dubbio da persona a persona.
Dal momento in cui si decide (o ci viene imposto) di preparare un contenuto, all'attimo in cui quest'ultimo viene pubblicato, intercorrono una serie di azioni - dalla stesura della prima bozza alla verifica grammaticale - che dilatano o contraggono il tempo stesso in base ad alcune variabili quali il talento personale e la contingente difficoltà del tema da affrontare.
A seconda del livello di professionalità che si richiede, un altro aspetto deve essere valutato: la forbice tra superficialità e intuizione personale. Ovvero, durante la stesura di un testo, chi scrive ha di fronte l'opportunità di scrivere rapidamente e bene (che raramente avviene, come direbbero i nostri nonni) oppure di soffermarsi un attimo in più.
Soffermarsi per fare cosa? Per chiedersi se valga la pena, ad esempio, di sostituire un sostantivo con un sinonimo che meglio specifichi quel dato oggetto o concetto, o per variare la sintassi di una frase. Ovvero, soffermarsi per rendere meno difficile il compito del lettore.
Questo atteggiamento può dipendere dal grado di superficialità di chi scrive, e al tempo stesso dalla fiducia che lo stesso ripone nel proprio intuito.
Tutto cià fa sì che ogni giorno i navigatori si imbattano in contenuti scritti (apparentemente) in modo pessimo, nonostante la buona volontà del writer, oppure in contenuti perfetti, nonostante siano stati scritti senza nemmeno perder tempo in una veloce rilettura.
Voi, in qualità di lettori, siete abbastanza allenati e svezzati da riuscire a capire se un contenuto è stato scritto con le mani... o coi piedi?
Vi siete mai imbattuti in casi clamorosi (senza fare nomi) di contenuti palesemente scritti in fretta e furia?