Come sottolineato dagli sviluppatori di Linux Mint, i package snap di Ubuntu vennero presentati a suo tempo come una soluzione e non come un problema, lo scopo per cui furono ideati era infatti quello di consentire l'esecuzione di applicazioni recenti anche in presenza di librarie datate, nel contempo dovevano permettere agli editor di terze parti di pubblicare più facilmente il proprio software in più distribuzioni.
Da questo punto di vista snap avrebbe dovuto avere delle caratteristiche simili a quelle di Flatpak ma la sua implementazione sarebbe stata indirizzata in modo imprevisto, divenendo in pratica uno strumento nella mani di Canonical per controllare la distribuzione software, ostacolare la distribuzione diretta, rendere il proprio store una sorta di requisito irrinunciabile e privilegiare Ubuntu nell'ottimizzazione delle applicazioni.
Snap e pericoli del monopolio
Per le ragioni elencate e non solo, la community di Linux Mint avrebbe deciso di rinunciare ai package snap, tale iniziativa sarebbe stata motivata anche dal fatto che il market place associato a questi ultimi consente per il momento di scaricare i file .snap
senza dover disporre di un account su Ubuntu One, ma cosa succederebbe se Canonical decidesse di obbligare gli utenti ad attivarne uno per poter accedere ai pacchetti software desiderati?
Secondo i portavoce del gruppo che fa capo a Linux Mint un cambiamento del genere potrebbe trasformare lo Snap Store in qualcosa di simile al Google Play Store per i dispositivi Android: è vero che si ha sempre la possibilità di ricorrere agli .apk
, ma questi sono spesso difficilmente reperibili e la procedura per l'installazione delle applicazioni senza supporto da parte del Play Store non è necessariamente alla portata di tutti.
Snap Vs Flatpak
Snap, a differenza di Flatpak, non è stato progettato per interagire con un ecosistema multi-store, il secondo permette quindi agli sviluppatori di migrare quando le condizioni proposte dallo store corrente non sono ideali. Ciò non potrebbe accadere con l'alternativa di Canonical perché tale azienda l'avrebbe concepita ponendo il proprio market place al centro delle dinamiche di distribuzione del software. A ciò si aggiunga che, a differenza di quanto accade con altri package manager, nel caso di Snap siamo davanti a un progetto ben lontano dall'aver raggiunto la maturità.
A deteriorare i rapporti tra gli sviluppatori di Linux Mint e Canonical vi sarebbe poi il fatto che quest'ultima avrebbe optato per un'auto-installazione dello Snap Store con parziale sovrascrittura di ATP e backport su Ubuntu 18.04 LTS, una decisione presa unilateralmente senza che fosse preceduta da un confronto tra le due community.