In questi giorni la community di sviluppati del kernel Linux si è ritrovata in uno stato di agitazione, questo perché recentemente è stato introdotto un nuovo codice di condotta che sostanzialmente mira a scoraggiare l'uso di linguaggio scurrile ed offensivo nei confronti delle persone che portano il loro contribuito all'interno del progetto.
Tale codice di condotta è stato causa di aspre (e immancabili) polemiche sui social per via del diffuso timore che si vengano a creare delle figure autoritarie in grado di abusare del potere di censura generato dalle nuove policy. Esso deriva però dalla volontà del "dittatore benevolo", Linus Torvalds, di porre un limite al suo temperamento e un freno ai suoi interventi, non di rado "acidi" oltre il dovuto, che spesso hanno fatto etichettare la community del kernel Linux come "tossica".
Dopo qualche settimana dall'introduzione del nuovo codice di condotta si è diffusa in Rete notizia non confermata che riportava la rimozione dei contributi di alcuni sviluppatori del kernel Linux per protesta contro la decisione di Torvalds. Di base però questo non è possibile perché a seguito di alcune cause legali sul codice di UNIX (SCO contro IBM nel 2003) Torvalds e gli altri responsabili del kernel Linux hanno deciso di realizzare un modulo standard che ogni contributor deve firmare per assegnare i diritti di copyright del codice sviluppato al progetto stesso, cosi da evitare problemi legali o rimozioni di patch senza autorizzazione.
Inoltre, quando si tratta di uno sviluppatore dipendente di un'azienda, il copyright del sorgente viene assegnato all'azienda stessa e non al suo dipendente.
A causa di questi due dettagli, la possibilità che un contributor decida di eliminare il codice da lui scritto dal kernel Linux è praticamente impossibile, per farlo infatti servirebbe il consenso della community. Sostanzialmente la notizia circolata nei precedenti giorni è una vera e propria "bufala" volta a screditare l'operato della community del kernel Linux e di Torvalds.
Via ITwire