La piaga del lavoro gratuito, o "dei progetti senza budget", è particolarmente diffusa nella Penisola anche se non si può certo parlare di un'esclusiva nostrana; nel caso specifico non ci si riferisce di certo alle prestazioni a titolo volontario che sono sempre legittime quando non dettate da costrizione o da stato di necessità, più propriamente si fa riferimento a tempo e competenze non retribuiti laddove non solo il buon senso imporrebbe una contropartita economica per il proprio operato.
"Piaga" appare la definizione più corretta in quanto il lavorare gratis finisce nella maggior parte dei casi per deprofessionalizzare il prestatore d'opera, sminuire l'importanza del compito assegnatogli, danneggiare coloro che comprensibilmente (freelancers o dipendenti che siano) richiedono un controvalore adeguato alla prestazione svolta nonché permettere, al committente o datore di lavoro, di accedere ad un valore aggiunto a costo zero.
Questo fenomeno riguarda non di rado sviluppatori e numerose altre mansioni correlate al Web e all'informatica in generale, quindi, dato che in buona parte dei casi sono gli stessi operatori del settore ad alimentarla, "Should I Work for Free?" è una risorsa che si propone di disincentivare tale pratica esponendo tutte le ragioni per le quali un "progetto senza budget" non andrebbe mai (o quasi mai) accettato.
A meno che non sia vostra madre a chiedervelo o un amico che ne abbia realmente bisogno (condizione che necessiterebbe comunque della massima cautela), "Should I Work for Free?" suggerisce un ampio ventaglio di casi per i quali si potrebbe essere propensi ad acconsentire, quindi lavorare con la prospettiva di non essere ricambiati se non attraverso un (non scontato) ringraziamento, e a maggior ragione sarebbe opportuno rifiutare.
Un ente non-profit vi richiede una prestazione gratuita? Ricordate che "non-profit" non significa che il settore di riferimento non sia in grado di produrre profitti; un'azienda domanda lavoro e vorrebbe ripagare il professionista in "visibilità"? Finireste per cadere in una trappola che ha già mietuto un numero considerevole di vittime; una "startup" vi promette lavoro in cambio di uno stage gratuito con la promessa di una futura assunzione? Non si è mai abbastanza pronti per un "Ci dispiace ma..".
Stesso discorso per chi assicura di sottoporre il vostro nome al proprio portfolio clienti (i quali con tutta probabilità sapranno che siete disposti a lavorare gratis). E' poi sempre da ricordare il fatto che il reclutamento di alcune aziende avviene proprio tramite dipendenti, in modo che questi ultimi ricerchino tra le loro conoscenze gli individui più bisognosi di lavoro; soprattutto nelle economie in crisi, ciò permette di sfruttare le reti amicali con un risparmio sui costi di selezione e una posizione di vantaggio in sede di contrattazione.