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La licenza Affero per liberare il Web 2.0

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Recentemente è arrivata agli onori della cronaca l´iniziativa portata avanti dall´italianissimo Marco Barulli, coadiuvato e appoggiato addirittura da Richard Stallman in persona, sulla necessità di tutelare ulteriormente il software open source quando questo viene utilizzato per fornire servizi online, come webmail, elaboratori di testi, wiki e così via.

Infatti molti siti, pur utilizzando free software, non rilasciano il codice sorgente (e le eventuali modifiche) dei programmi open source utilizzati: non essendoci redistribuzione non è strettamente necessario rendere pubblici i sorgenti, anche se questo sarebbe auspicabile. A correggere tale tiro arriva la licenza Affero General Public License, una variazione sul tema "GPL" che prevede il rilascio del codice sorgente anche in caso di utilizzo per fornire un servizio.

La sensibilizzazione portata avanti da Barulli, ha trovato subito un forte sostenitore in Fabrizio Capobianco, CEO di Funanbol, progetto che già ha abbracciato la AGPL. L´appello non si ferma al solo lato "sviluppatori", ma introduce una nuova prospettiva anche per il semplice utente che sempre più spesso carica sui server altrui i propri dati. Tuttavia, come afferma lo stesso Barulli, anche se caricati su un altro server è giusto conservare il pieno controllo dei propri dati.

A questo proposito nasce il paradigma Zero-Knowledge, che prevede la totale cifratura di tutti i dati scambiati tra utente e server remoto, incluso lo username, in modo che il gestore del servizio non possa in nessun modo accedere a tali dati.

Infine l´iniziativa auspica l´introduzione nei browser di meccanismi che permettano un maggiore controllo sul codice JavaScript che viene eseguito, lasciando all´utente la possibilità di scegliere quale versione e di ricevere avvisi sugli eventuali aggiornamenti.

Voi che ne pensate? C´è da fidarsi delle applicazioni Web?

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