Secondo una recente indagine intitolata Java Developer Productivity Report 2020 e pubblicata dal team della software house Perforce, gran parte dei programmatori che adottano il linguaggio Java per il proprio lavoro avrebbe optato per un approccio di sviluppo basato sui microservizi.
I microservizi sono un modello per lo sviluppo e l'organizzazione delle architetture software. Al contrario dei sistemi monolitico, i progetti sviluppati seguendo la logica dei microservizi sono suddivisi in piccoli moduli indipendenti che comunicano tra di loro tramite delle API.
I ricercatori di Perforce hanno intervistato un campione composto da 400 sviluppatori Java. Il 51% di questi ultimi avrebbe affermato di utilizzare l'architettura basata sui microservizi per i progetti con cui collabora. Il 28% invece dichiarerebbe invece di sviluppare sfruttando una tradizionale struttura monolitica. Il 10% affermerebbe invece di adottare un approccio di tipo SOA (Service-Oriented Architecture), ovvero un'architettura software adatta a supportare l'uso di servizi Web per garantire l'interoperabilità tra diversi sistemi.
In generale gran parte degli sviluppatori Java, il 75% del campione analizzato, sembrerebbe essere interessato alle architetture di microservizi. Tuttavia solo il 27% dei developer già lavora a tempo pieno su applicazioni simili. Il 36% dichiarerebbe invece essere in fase di transizione.
Un altro dato interessante riguarda la diffusione delle varie versioni di Java. Il 58% degli intervistati affermerebbe di utilizzare ancora Java 8 mentre Java 11 e Java 12 sarebbero fermi rispettivamente al 23% e al 5%.
Il tool di virtualizzazione più diffuso sarebbe senza particolari sorprese Docker, con il 74% delle preferenze, mentre l'IDE più popolare sarebbe invece IntelliJ Idea che l'80% del campione affermerebbe di utilizzare quotidianamente.
Via Jrebel
