Dopo aver fatto il punto sull´importanza di non cedere alla tentazione di contaminare il software libero, Richard M. Stallman si scaglia contro il Cloud Computing definendolo senza mezzi termini roba da stupidi. Il papà di GNU dice infatti che è stupido (questo termine l´ha usato molto spesso) affidare i propri dati in mani altrui, con i rischi che questo comporta per la privacy e per la stessa accessibilità ai propri documenti.
Stallman consiglia a tutti di tenere i propri dati al sicuro sui propri computer e di non credere a chi dice che il Cloud Computing è inevitabile: costoro non sarebbero altro che società con forti interessi affinché si accentui lo spostamento di dati e applicazioni dal controllo dell´utente ai lontani server di qualche società.
Pochi mesi fa avevamo già parlato di una possibile soluzione rappresentata dall´approccio Zero-Knowledge che cifrando i dati alla sorgente (cioè sui nostri terminali) toglie ai server la possibilità di sbirciare nei nostri dati. Tale soluzione però non risolve un altro problema sollevato da Stallman, ovvero l´eventuale impossibilità di accesso ai dati.
Secondo RMS uno dei rischi del Cloud Computing è proprio quello di restare imbottigliati in software proprietario su cui non abbiamo alcun controllo e che le aziende che offrono tali servizi potrebbero alzare i prezzi di accesso, imponendo così all´utente un pizzo da pagare per accedere ai suoi stessi dati (di questo caso ci sono già ora alcuni esempi).
Le applicazioni Web e tutto quello che risiede e funziona nella nuvola sono sempre più utili e invitanti. Forse Stallman esagera, ma le sue osservazioni meritano una profonda riflessione.