Un evento: Gates e Jobs si sono trovati faccia a faccia in una intervista congiunta organizzata dal Wall Street Journal. Qui il riassunto dell'incontro avuto in occasione della D5 conference. Ne esce un quadretto quasi di amicizia, sicuramente di stima: due antichi sfidanti che rendono reciprocamente l'onore delle armi e ne esce uno spottone congiunto che non fa altro che rafforzare il duopolio in cui nuotano.
Un amico mi manda via Skype: "Ma capisco che viva di stock options, ma dei vestiti diversi Jobs non li compra?" Rispondo facendogli notare che Gates ha sempre delle scarpe imbarazzanti. E sotto sotto penso sia per entrambi un modo di fare vincente: mostrarsi al pubblico dimessi e "semplici" li rende più apprezzabili, più "umani".
Così torno a pensare ai giacca/cravatta dei nostri "grandi" imprenditori; alle platee di 60enni a cui sono abituati; ai titoli di cui si fregiano prendendoli golosamente in prestito dagli americani CEO, CFO, CTO; ai continui espliciti riferimenti che fanno alla politica, come se l'attività imprenditoriale fosse solo il modo con cui si occupano gli spazi tra una stretta di mano e un'altra; ai batti-e-ribatti tra Montezemolo e Bertinotti; alle tavole rotonde in tv dedicate ai "furbetti del quartierino"; agli anni che passiamo alla velocità di un 56k.
Non voglio essere disfattista, anzi. Non voglio essere qualunquista, anzi. Ma quando riusciremo a togliere tutta questa polvere per mostrare anche noi con un po' d'orgoglio quello che saremmo in teoria capaci a fare?