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Firefox e DRM: è il momento di cambiare browser?

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Si può condividere o meno la recente decisione della Fondazione Mozilla di includere nel browser Firefox il supporto per lo standard EME (Encrypted Media Extensions) spianando di fatto la strada all'invadente DRM (Digital Rights Management), ma è molto probabile che la strada ormai intrapresa sia quella definitiva; la Foundation, che dopo la vicenda riguardante Brendan Eich non starebbe attraversando il suo periodo più fortunato, non avrebbe intenzione ad annullare quella che già di per sè non sarebbe stata una svolta indolore.

L'impressione è che attualmente il gruppo fatichi nel definire un percorso chiaro che possa conciliare le esigenze legate al fondamentale supporto nativo per i nuovi Web standard alla necessità di monetizzare, alle istanze degli utenti, all'evoluzione dei propri progetti all'interno dell'ecosistema mobile, alle richieste dei finanziatori, ai rapporti interni al consiglio di amministrazione e ai principi di base dell'Open Source che fino ad ora ne hanno ispirato l'azione.

Le ultime iniziative tra cui il già citato supporto per EME, l'introduzione dell'interfaccia Australis nonché la sperimentazione che prevedrebbe l'introduzione di schede sponsorizzate in fase di post-installazione, arriverebbero in un momento in cui Firefox avrebbe visto il proprio market share perdere oltre 3.5 punti percentuali nel corso degli ultimi 12 mesi (dati Net Applications); cioè proprio quando potrebbe risultare meno conveniente porsi in contrapposizione con quello che dovrebbe essere lo zoccolo duro degli utilizzatori del browser.

Buona parte degli utenti che negli anni sono passati da Internet Explorer a Firefox e da quest'ultimo a Google Chorme erano con tutta probabilità alla ricerca di una soluzione in grado di legare un buon livello di prestazioni ad una user experience sufficientemente valida; il browser della Mozilla, per contro, avrebbe mantenuto una buona diffusione presso gli sviluppatori (anche grazie a Firebug) e i fruitori di piattaforme non proprietarie come le distro Linux.

Ora quest'ultima platea avrebbe minori difficoltà nel rivolgersi a soluzioni alternative che vanno da Chromium al Webkit di Midori e Rekonq, da QupZilla al cloud di Maxthon; per cui la decisione di rivolgersi al Content Decryption Module di Adobe per la visualizzazione di contenuti HTML5 su Firefox potrebbe non tradursi necessariamente in un recupero di utenti.

Via Net Applications

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