Nonostante la recente decisione di vietare il deepfake e di bloccare tutti i contenuti manipolati a scopo di disinformazione, Facebook non adotterà particolari limitazioni per regolare maggiormente le inserzioni politiche. È quanto rende noto il New York Times nel riportare i chiarimenti provenienti dalla piattaforma a seguito di alcune polemiche apparse online negli ultimi giorni.
Secondo quanto riportato dal quotidiano statunitense, le recenti iniziative di Facebook per contrastare la manipolazione delle informazioni non riguarderanno direttamente l'universo politico.
La società non avrebbe intenzione di implementare cambiamenti rispetto agli strumenti oggi a disposizione delle agenzie politiche, nonostante alcune recenti critiche. Il New York Times, ad esempio, spiega come gli stessi politici potranno fornire informazioni poco precise o mentire all'interno di annunci sponsorizzati, determinando una condizione dove la responsabilità di verifica dei fatti ricadrà unicamente sulle spalle degli stessi utenti.
Non è però tutto, poiché non vi saranno nemmeno sostanziali novità in fatto di microtargeting, ovvero il sistema che permette agli inserzionisti di inviare annunci molto mirati a un campione ristretto di utenti. Secondo alcuni esperti, questa possibilità potrebbe essere utilizzata impropriamente per la diffusione di disinformazione politica, ad esempio agendo su target particolarmente sensibili oppure non dotati di autonomi strumenti per poter verificare la veridicità di quanto espresso.
L'approccio di Facebook su questioni politiche è quello di non intervenire, o comunque di non farlo in modo troppo pesante, in attesa dell'approvazione di specifiche normative in merito. Così ha spiegato Rob Leathern, direttore del product management relativo all'advertising della piattaforma:
In assenza di una normativa, Facebook e altre compagnie sono sole nel progettare le loro policy. Abbiamo basato la nostra sul principio che le persone debbano essere in grado di ascoltare coloro che desiderano siano le loro guide, nel bene e nel male. Ciò che dicono dovrebbe essere analizzato e dibattuto in pubblico.
Sempre il New York Times riporta le parole di Katue Harbath, responsabile globale delle policy sulle elezioni di Facebook, in risposta a una richiesta di rimozione di un contenuto considerato falso dal candidato Biden:
Il nostro approccio è radicato nella fondamentale fiducia alla libera espressione, il rispetto del processo democratico e sulla convinzione che, in democrazie mature dove vige una stampa libera, il dibattito politico sia la tipologia di dibattito più analizzata di sempre.
Diverso l'approccio di altri social network, come Twitter, piattaforma che ha deciso di vietare gli annunci politici a pagamento.