Matt Cutts è l'ormai famoso ingegnere di Google che dialoga in rete con i SEO di tutto il mondo, dispensando informazioni e utili consigli. Inevitabilmente il suo blog è diventato un punto di riferimento per chiunque operi nel campo dei motori di ricerca.
In un post di qualche giorno fa descrive passo passo quale sia il modo migliore per trasferire un sito da un fornitore di hosting ad un altro senza che il cambio di IP crei problemi con Google.
Riassumo i passaggi in 5 punti, rinviandovi alla lettura del post originale per tutti i dettagli.
- Dotarsi di un accesso al nuovo spazio WEB
- Creare una copia del sito presso il nuovo webhost
- Avviare il trasferimento e fare in modo che i DNS puntino al nuovo spazio
- Attendere l'aggiornamento e la propagazione dei DNS
- Una volta sicuri della propagazione possiamo eliminare la vecchia versione del sito
Fin qui nulla di nuovo sotto il sole (a parte le dettagliate spiegazioni, utili per i neofiti, su come Googlebot segua gli aggiornamenti).
Invece le cose si fanno più interessanti laddove Matt fornisce indicazioni sul cambio di dominio (cioè il trasferimento di un sito da un dominio ad un altro), arrivando ad ammettere qualche problemino nel gestire i redirect 301 (redirect lato server definitivi): il modo migliore per gestire il cambio dominio è quello di inserire un redirect permanente (l'header 301 appunto) che 'mappi' ogni singola pagina nel vecchio dominio con la pagina corrispondente del nuovo dominio.
Tuttavia a quanto pare Googlebot non segue immediatamente i redirect, come faceva un tempo, ma li inserisce in una sorta di coda ritardando la 'spiderizzazione' delle pagine (e spesso si tratta di un ritardo indefinito).
La cosa strana è che neppure Matt sembra sicuro del comportamento di Googlebot e consiglia a chi dovesse effettuare un cambio dominio di attendere un paio di mesi. Infatti in questo lasso di tempo il team di Google che si occupa del crawling e dell'indicizzazione dovrebbe rimpiazzare ex novo il codice che gestisce i reindirizzamenti.