Ci sarebbero Mountain View, Redmond e Netflix dietro al progetto di includere in HTML5 un'estensione per la riproduzione di contenuti criptati; la proposta prende il nome di EME (Encrypted Media Extensions) e avrebbe già suscitato alcune polemiche perché interpretata come un'interfaccia per la fruizione da browser di media protetti tramite DRM (Digital Rights Management).
I promotori del progetto avrebbero voluto sottolineare che l'idea alla base dell'EME non sarebbe quella di introdurre funzionalità per limitare l'accessibilità dei contenuti tramite tecnologie per la tutela dei diritti d'autore, ma il solo fatto che il W3C possa decidere di vagliare un'eventuale ancoraggio del DRM alle specifiche per HTML5 non avrebbe mancato di diffondere perplessità , in particolare da parte di componenti dell'EEF (Electronic Frontier Foundation).
Nello specifico, l'estensione in discussione sarebbe stata concepita per mettere a disposizione degli sviluppatori un'Application Programming Interface attraverso la quale poter gestire differenti algoritmi per la cifratura, ne conseguirebbe che tale API non dovrebbe essere utilizzata necessariamente per la tutela di contenuti coperti da copyright. Tutto vero, se non fosse per il fatto che proprio dai sostenitori del progetto, e in particolare da Netflix, sarebbe giunta una parziale conferma riguardante la natura DRM oriented dell'EME.
Al di là del reale livello di efficacia del DRM, quali potrebbero essere le potenziali implicazioni relative all'introduzione di tale estensione? Quali i riflessi sull'infrastruttura di un Web standard che, per definizione, dovrebbe essere aperto? Potrebbero essere più i vantaggi per gli sviluppatori, che disporrebbero nativamente di uno strumento per la criptazione, o per gli editori che avrebbero in mano una tecnologia grazie alla quale limitare (almeno teoricamente) la diffusione di contenuti protetti direttamente dalle pagine Web?
Via EFF