Invasivo, potenzialmente pericoloso, sostituibile tramite soluzioni alternative, in grado di rallentare anche considerevolmente i tempi necessari per il caricamento delle pagine; questi alcuni dei motivi più o meno supportati dalla prova dei fatti che per lungo tempo hanno regalato a JavaScript una "cattiva fama", quella stessa nomea per la quale ancora oggi browser come Firefox conservano un'opzione per la disattivazione degli script.
Nel giro di pochi anni, complice anche la diffusione di framework come jQuery, l'affermarsi di ambienti per lo sviluppo server side come Node.js e l'emergere di HTML5 come strumento per la realizzazione di Web applications, si è passati da un continuo fiorire di proposte in stile "CSS only" ad un recupero di JavaScript; l'uso sempre più ampio di API rappresenterebbe soltanto un aspetto di questa tendenza ormai apparentemente consolidata.
Tra gli altri, almeno a livello teorico, i motivi che spingerebbe un utente a disabilitare JavaScript potrebbero essere due: tutelare maggiormente la propria privacy e velocizzare il caricamento delle pagine, ad essi se ne dovrebbe aggiungere un terzo (comunque parzialmente ricollegabile a quelli già esposti) riguardante la limitazione dell'advertising visualizzato. Si potrebbe discutere sulla validità delle ragioni esposte, ma sarebbe forse più giusto chiedersi quanto un utente sia realmente in grado di stabilire la necessità o meno di JavaScript per una specifica Web App.
Al di là dei semplici controlli tramite tag noscript, c'è chi come Armin Ronacher si è chiesto quanto abbia ancora senso che vendor come la Mozilla Foundation integrino nel proprio browser un'impostazione per disabilitare JavaScript; una tesi basata sia sul fatto che, eventualmente, un utente potrebbe ricorrere ad un'estensione di terze parti per lo stesso scopo e, in secondo luogo, sulla constatazione che JavaScript sia destinato ad assumere un ruolo sempre più determinante nello sviluppo.
Posto che la privacy degli utenti potrebbe essere invasa anche in assenza di JavaScript e, fattore non secondario, posto che non di rado il ricorso a questo linguaggio potrebbe influire positivamente sia sul livello di prestazioni che sulla qualità della user experience, in futuro i browser potrebbero non includere più opzioni concepite per un Web differente da quello odierno.