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Dei superlativi sensuali e di altre tesi

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"65. Non per deludervi, ma i vostri sensuali superlativi assoluti, i vostri sinuosi accordi da copywriter attorno ai diversi sinonimi di accattivante, le coreografiche immagini retoriche e gli ammiccanti aggettivi da romanzo Harmony – revisionati con tanta cura per il packaging e nei comunicati stampa – non ci affascinano, non ci incantano, non ci seducono."

Questa sessantacinquesima tesi tratta dalle 91 discutibili tesi per un marketing diverso non mi va giù.

Come ha detto lo stesso autore, alcune di queste tesi sono volutamente provocatorie. Ok. E come ben posso notare guardando molti post di questo e altri blog, scritti anche da altri autori, spesso si preferisce - e di ritorno, è più gradita - la scrittura terra terra, quella povera, quella, per intenderci, che sto utilizzando in questo momento.

Siccome c'è sempre un però, eccolo servito: i superlativi sensuali, come li chiama Gianluca Diegoli, denotano cura e attenzione per il testo. Fanno capire che dall'altra parte della pagina web c'è qualcuno che si è sforzato di comunicare al meglio, e che probabilmente sa di cosa sta parlando.

La scrittura artistica, la grammatica perfetta e brillante, le sinuosità  dell'italiano: non sono aspetti da sottovalutare. Mai.

Insomma, è come se io sbaliassi a scrivere un verbo proprio mentre me ne sto qui a parlare di copywriting. Sarebbe orribile, non trovate? ;-)

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