La riflessione parte da lontano, ma arriva qui facendo leva sul recente post di Simone Carletti "Dammi la tua carta, così sono sicuro che sei unico".
Perché se è del tutto ovvio che la carta può identificare solo con grande approssimazione l'identità di una persona, le caratteristiche biometriche possono invece essere qualcosa di discriminante. Un dato su tutti è in grado di identificare univocamente le persone: il DNA.
Già sento il coro: "impossibile!", "Google non avrà mai il mio DNA!", "nessuno darebbe il proprio DNA". Sbagliato. Con 23andMe, in pratica, Google ha già il DNA dei primi volontari. Leggere per credere.
E se un domani Google ci regalasse lo screening del nostro DNA al patto di concedergli i dati del nostro genoma digitalizzato? Se Google ci facesse l'esame del DNA avendo poi in mano un nostro account identificato al 100%? Se Google utilizzasse questo sistema come alternativa certificata a OpenID?
Lungi dall'essere pura fantascienza, è di questo che stiamo discutendo in seno al progetto "23eNoi". In pratica: chiunque voglia parlare di un argomento simile, usi il tag "23eNoi". Cercando sui vari motori e aggregatori sarà possibile leggere i primi interventi sul tema e molti ne arriveranno nelle prossime settimane. Un apposito gruppo "23eNoi" è già stato creato anche su Facebook: si spera di raccogliere quante più persone interessate possibile, così da sviluppare un dibattito tutto italiano sul tema. Lo abbiamo anche definito "brainstorming diffuso", penso il termine sia sufficientemente chiaro. La SIGU (Società Italiana di Genetica Umana) ci ha già espresso ufficioso supporto, ma è dalla voce dei singoli che il dibattito deve prendere forma. Perchè per una volta tanto si discute di una cosa che è davvero di tutti e che più democratica proprio non si può: il DNA.