Forte della sua proprietà intellettuale, IBM ha scagliato i suoi brevetti contro TurboHercules, la startup produttrice di Hercules, software open source per l´emulazione di mainframe IBM. Con una lettera ufficiale, Big Blue ha inviato alla piccola società una lista di nove pagine con 106 brevetti già aggiudicati e 67 in fase di approvazione.
Ad infiammare gli animi è stata la presenza nella lista di due brevetti appartenenti al famoso gruppo dei 500 che IBM aveva promesso non avrebbe mai usato contro l´open source. Nel caso in questione l´open source non gioca a vantaggio di IBM e l´Industrial International Business Machine ha pensato bene di mostrare il pugno duro e ignorare la precedente promessa. Il tutto per proteggere il ricco mercato dei mainframe, che frutta a IBM 25 miliardi di dollari all´anno per le sole licenze software.
Hercules permette di utilizzare software scritto per mainframe IBM anche su altre piattaforme, rispettando appieno la filosofia open del software FOSS. Rispetta (seppur con un´interpretazione di una clausola non molto chiara) anche la licenza di IBM per i mainframe, che permette di trasferire la licenza su un altro apparato in caso di malfunzionamenti o problemi tecnici. Hercules si propone quindi come nient´altro che una soluzione di backup per chi non possa permettersi di comprare un mainframe di riserva.
Secondo Florian Mueller, attivista per l´abolizione dei brevetti sul software, la promessa di non utilizzo dei 500 brevetti contro l´open source non è stata tanto dettata da un amore verso la comunità e il software FOSS, ma più dalla necessità di allontanare lo spettro dell´Antitrust, che aveva preso di mira proprio il monopolio de facto che IBM detiene sul mercato dei mainframe.
Qualche ottimista potrebbe dire che in un´azienda grande come IBM, la mano destra non sappia cosa faccia la sinistra. Dopo questa mossa, però, nessuno potrà darci torto se diremo che per due brevetti IBM ha perso la stima di gran parte della comunità open source.