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Andromeda OS: il futuro di Android è in un microkernel

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Da mesi girano in rete diversi rumors che riguardano Andromeda OS, secondo alcuni questo sarebbe il nome del successore di Android e di Chrome OS ovvero il progetto che nascerà dalla fusione dei due sistemi Google. Sembra che Andromeda OS sia stato diviso in due repository, ovvero: "Fuchsia", il sistema operativo, e "Magenta", che dovrebbe essere il nuovo microkernel del progetto.

Per gli utenti Android l'arrivo di Andromeda OS potrebbe rappresentare una vera e propria rivoluzione. Attualmente il Robottino Verde non è altro che una distribuzione Linux, i tool di base sono del progetto GNU e il kernel è il medesimo sviluppato dal team diretto da Linus Torvalds, ma con l'arrivo di un nuovo microkernel, e abbandonato il sistema del kernel monolitico, la situazione potrebbe cambiare drasticamente. Si tratta di due approcci molti diversi tra di loro, il kernel Linux è un unico "software" con il quale tutti i programmi devono dialogare per avere accesso alle risorse hardware.

Un microkernel invece, come ad esempio quello usato dalle distribuzioni GNU/Hurd, prevede una serie di programmi che comunicano tra di loro in modo molto stretto e che in pratica assolvono tutti i compiti di un kernel monolitico. Un microkernel è più vantaggioso dal punto di vista della manutenzione visto che i singoli componenti possono essere aggiornati separatamente, senza bisogno di ricompilare il codice dell'interno progetto.

Inoltre se uno dei componenti va in crash, ad esempio a causa di un bug, è possibile per il sistema continuare a funzionare senza incorrere in un crash generale. Si tratta dunque di un'architettura modulare che ha innegabili vantaggi rispetto ad un approccio monolitico.

Se i rumors dovessero risultare veritieri, sarà interessante scoprire quale layer di compatibilità ha intenzione di implementare Google con le vecchie versioni di Android che attualmente godono di un supporto hardware davvero notevole, con driver open source scritti "ad hoc". Per quanto concerne le applicazioni, non ci dovrebbe essere un reale problema dato che esse girano in una sorta di "macchina virtuale" che le rende facili da migrare su altre piattaforme predisposte in modo simile.

Una delle ipotesi più interessanti sarebbe l'impiego di Go e di Dart come linguaggi per lo sviluppo delle nuove API. Si tratta appunto di due progetti Google che potrebbero diventare le basi di questo nuovo sistema. Probabilmente rivestirà un ruolo importante anche Mojo, ovvero quel componente nato all'interno di Chromium che attualmente consente di usare le applicazioni Android su Chrome OS. Tramite tale programma per i develope sarà possibiler eseguire le vecchie applicazioni Android senza troppi problemi.

Via Techspecs

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