Dei tantissimi produttori di dispositivi Android, Sony si conferma quello più collaborativo e attento alla comunità hacker che si è creata attorno al sistema operativo mobile di Google. Tutti i vendor sono obbligati a rilasciare il sorgente del kernel che usano nei loro device, essendo esso sotto licenza GPLv2, ma per quanto riguarda i layer superiori del sistema, la licenza Apache di Android consente loro di chiudere il codice del loro specifico fork.
Per la seconda volta in pochi mesi, Sony ha invece pubblicato i sorgenti della versione di Android in uso su un loro dispositivo: lo scorso Agosto lo aveva fatto per lo Xperia S, mentre ora è il turno dello Xperia Z, che come il suo predecessore verrà mantenuto pubblicamente dagli ingegneri Sony attraverso il loro github, che permetterà anche alla community di sottomettere le proprie patch.
L´idea originale di Sony era quella di avviare una partnership con Google per rendere gli Xperia i primi device non-Nexus ufficialmente supportati dal progetto AOSP. Google e Sony hanno però dovuto rinunciare a questa prospettiva perché non hanno ottenuto i permessi per ridistibuire alcuni binari necessari al funzionamento del sistema, e dunque il repository ufficiale è stato dismesso e spostato sul github dell´azienda giapponese. Va dato atto a Sony di non aver perso l´entusiasmo e l´impegno verso l´anima open source di Android, come dimostra questo nuovo rilascio, corredato stavolta di un numero superiore di binari (tranne, sfortunatamente, per modem e fotocamera).
Il sistema si avvia, e tutte le periferiche tranne quelle sopra citate funzionano correttamente. Anche se di per sé la ROM AOSP potrebbe non migliorare sensibilmente in termini di usabilità quotidiana senza i binari che Sony non può rilasciare per i soliti problemi di licenza, la presenza di questo codice renderà di svariati ordini di grandezza più agevole il compito degli sviluppatori open source di firmware after-market come CyanogenMod, AOKP e Paranoid Android. Questo in stridente contrasto con il vendor principale, Samsung, che è in aperto contrasto con la comunità hacker Android fin dai primi rilasci di dispositivi basati su Exynos.