I social network diventano sempre più veicolo per presentare prodotti e servizi, per tastare il polso dell'utenza, per avviare dei progetti di marketing dalla portata più innovativa rispetto a quella tradizionale. Sì, perché l'investimento può essere settorializzato in base agli interessi dei navigatori, si può raggiungere il consumatore che davvero ci interessa: l'interazione è mirata. Facebook in questo senso non fa differenza, ma come sfruttarne al meglio le caratteristiche qualora non ci si volesse affidare a un esperto di settore?
Il metodo più semplice per sponsorizzarsi su Facebook è quello di comprare spazi pubblicitari o promuovere - sempre a pagamento - i propri post. Ma anche la semplice apertura di una pagina dedicata alla propria attività può portare grandi gratificazioni, purché amministrata nel modo corretto. Ecco sei utili consigli:
- Preferenze di pubblicazione: aperta una pagina, il primo step da compiere è decidere chi potrà pubblicare commenti sulla bacheca e in che modo. Tutte le impostazioni si trovano nel menu a tendina "Modifica Pagina”, visibile solo agli amministratori, che permetterà di stabilire se consentire solamente commenti agli status pubblicati oppure l'inserimento di aggiornamenti diretti da parte dell'utente, così come l'abilitazione delle "Risposte" ai singoli interventi oppure il canonico flusso temporale. Il consiglio è quello di lasciare ogni funzione abilitata: anche in caso di commenti negativi, non è detto che ci si perda: i lettori potranno verificare l'impegno e la dedizione nel rispondere agli eventuali clienti insoddisfatti;
- Statistiche: non ci si dimentichi come Facebook fornisca gratuitamente la funzione Insights, un tool completo di statistiche - accessi, sesso dei visitatori, luogo, interessi - per aiutarvi a mirare le vostre campagne sui social network. Sarà molto facile grazie a questo strumento capire se il tipo di comunicazione prescelta sia d'uopo per la propria audience;
- Ruoli di amministrazione: è sempre meglio prevedere più di un amministratore della pagina, anche quando il bacino d'utenza è limitato. Questo perché i navigatori sono solitamente impazienti, vogliono risposte immediate e l'eventuale assenza di supporto social non farà altro che alimentare un'ingiusta, ma virale, cattiva fama del servizio. Si ricordi, però, di assegnare correttamente i ruoli, affinché un amministratore esperto in comunicazione ma non in gestione della pagina non faccia danni irrimediabili;
- Scegliere i "Mi piace" della pagina: può sembrare un'operazione tutt'altro che urgente, ma definire un set di altre pagine gradite al proprio servizio spinge fortemente l'arrivo di nuova utenza. Non solo perché si aiuta il social network a comprendere le interconnessioni - e quindi si aumentano le chance di finire nei consigli "ti potrebbero anche piacere" - ma anche perché aiuta l'utente a identificarsi e a cliccare "Mi piace". È un lavoro di contesto che porta a sicure gratificazioni;
- TOS e linee guida: si mantengano fra i preferiti i TOS e le linee guida delle pagine, per essere sempre aggiornati sul regolamento di Facebook e non cadere in inganno, magari inciampando su uno status barbino. Bisogna sapere con esattezza cosa possa essere pubblicato e cosa invece sarebbe meglio evitare. Inoltre, la pagina potrebbe finire offline senza nessuna esplicita ragione - basta infastidire un utente per ritrovarsi vittime dell'armata Brancaleone delle segnalazioni immotivate - quindi è necessario ben conoscere come relazionarsi con Facebook in questa evenienza;
- Comunicazione: ovviamente di fondamentale importanza è il tipo di interazione con la propria utenza. È innanzitutto d'obbligo non essere autoreferenziali: non si parla per se stessi, ma per il servizio. "Io penso, io credo" non sono interazioni ammissibili, perché creano confusione nel lettore che non capisce con chi davvero stia parlando: accanto al commento, infatti, viene visualizzato il nome della pagina e non dell'autore. Inoltre gli status fine a se stessi per inoltrare il lettore su un sito esterno - i vari "clicca qui" - non servono a molto, se non accompagnati da una forma di engagement. Ci deve essere una discussione, una curiosità, un dibattito che possa convincere il navigatore a cliccare sul link, pur di poter dire la propria opinione. Inutile, poi, sottolineare come non si debba mai litigare mai con l'utenza, soprattutto se sotto scacco di qualche provocatore, e come il ban sia sempre l'extrema ratio. Escludere un passante perché pubblica argomentazioni poco gradite, ma legittime, non farà altro che regalarci la nomea di "bannatori immotivati". E l'utenza fuggirà.
Fonte: SocialMediaExaminer