Il 19 settembre scorso, in regola con le previsioni, Jos Poortvliet (community manager del team di OpenSUSE), ha annunciato al mondo intero la messa a punto della prima beta di OpenSUSE 13.1. L’uscita della versione stabile è prevista per il 19 novembre prossimo, ma in questo articolo offriremo una panoramica di quanto proposto con questa prima versione di test. Questo ci consentirà di delineare i tratti essenziali di questa distribuzione, e di definire quali saranno le novità principali.
Per tutti coloro che volessero ottenere questa versione, vi rimandiamo all’apposita pagina del sito ufficiale di OpenSUSE, dalla quale è possibile scaricare un file .iso sia del DVD (più completo) che del Live CD. E’ però importante ricordare a tutti che, trattandosi di una versione beta, è preferibile utilizzare questa distribuzione solo a scopo di test o semplicemente per provarla, perchè è ancora in fase di produzione, e presenta un grande numero di bug.
E’ bene segnalare, prima di iniziare la nostra panoramica, che si tratterà di un rilascio Evergreen, l’equivalente di quello che altri identificano con l’acronimo LTS (Long Time Support): OpenSUSE 13.1, infatti, sarà supportata fino a novembre 2016, e cioè per molto più tempo rispetto ai rilasci tradizionali (che generalmente sono mantenuti per 18 mesi).
I Desktop Environment in OpenSUSE 13.1
Se utilizziamo il DVD di installazione, e non il Live CD, già dalla fase di installazione di OpenSUSE 13.1, possiamo scegliere quale desktop environment utilizzare. L’installer, infatti, include una schermata dalla quale è possibile scegliere tra tre opzioni: “KDE”, “GNOME” o “Altro”.
Come la consuetudine vuole, la scelta di default è KDE, alla versione 4.11.1, insieme a tutta la compilation di software inclusa. In questo modo, OpenSUSE 13.1 si avvale del prodotto di tutto il lavoro di bug fixing messo in atto dal team di sviluppo di KDE, ma anche di alcune migliorie. Queste ultime riguardano Kwin, il gestore delle finestre, il file manager Dolphin, che risulta più veloce delle precedenti versioni, e il desktop Plasma, i cui tempi di avvio sono ridotti.
In alternativa a KDE, viene offerta anche la possibilità di installare GNOME 3.9.91, anche se l’obiettivo del team di sviluppo dovrebbe essere quello di adoperare, nella versione definitiva, GNOME 3.10, la cui uscita è prevista per fine settembre. Infine, l’ultima possibilità è scegliere desktop environment alternativi, come Xfce 4.10.
Le applicazioni di OpenSUSE 13.1
Le novità relative alle applicazioni disponibili su OpenSUSE 13.1 non sono molto sorprendenti. Si tratta di una serie di migliorie a software che sono ormai ben noti e stabilmente presenti su OpenSUSE da diverso tempo. La novità più significativa riguarda il gestore delle applicazioni (equivalente al Software Center di Ubuntu), Yast. Quest’ultimo, infatti, ha subito un processo di riscrittura del codice in un nuovo linguaggio, Ruby, con lo scopo di migliorarne la manutenibilità.
Per quel che riguarda il resto delle applicazioni, è bene citare le novità più rilevanti. E’ stato aggiornato il player multimediale Amarok alla versione 2.8, mentre per quanto riguarda internet, sono presenti Firefox 22 e Thunderbird 17. La suite di ufficio è l’immancabile Libre Office 4.1, mentre Wine, il software in grado di eseguire programmi nativi per Windows anche su sistemi Linux, è stato aggiornato alla versione 1.7.
Infine, anche per quanto riguarda la sfera dei server web sono stati introdotti degli aggiornamenti significativi, come quelli relvativi al server Apache (aggiornato alla versione 2.4.6) ed al linguaggio PHP (alla versione 5.4.19).
Btrfs: il nuovo file system di default
Forse una delle novità più rilevanti di questo nuovo rilascio è l’adozione, come file system di default, di Btrfs, già visto ed adottato su Fedora, e molto vicino all’adozione come default su OpenSUSE già qualche tempo fa. L’importanza di questa scelta risiede nelle comprovate potenzialità di efficienza, che risultano maggiori rispetto a quanto offerto dal ben noto Ext4. Per portare qualche esempio, è possibile effettuare degli snapshot del sistema, che consentono una gestione molto più efficiente degli stati di sospensione della macchina; inoltre, si possono comprimere i file e ridurre lo spazio occupato in modo trasparente all’utente; infine, Btrfs include una serie di funzionalità di cifratura, nonchè di integrità dei dati, che consentono sia di celare i dati che di verificare se questi sono stati modificati “fraudolentemente” o meno. Queste ed altre caratteristiche di Btrfs, ovviamente, avvalorano
ulteriormente OpenSUSE 13.1.
Con la versione Beta 1, il team ha aggiunto un piccolo pop-up in fase di installazione (che sarà rimosso dall’installer contestualmente al rilascio ufficiale), che chiede all’utente se si vuole davvero utilizzare questo file system. Personalmente, provando su una macchina virtuale OpenSUSE, ho riscontrato degli errori che con Ext4 non si sono presentati. Molto probabilmente il problema sarà risolto, ma intanto dovremo conviverci - e dal momento che non sarebbe la prima volta che questa introduzione di Btrfs viene rimandata, è sempre meglio aspettare il rilascio ufficiale.
Sistema
La nuova versione di OpenSUSE si basa sul kernel Linux 3.11, ovvero l’ultima versione stabile, che è frutto degli sforzi del team di sviluppo di restare al passo con le nuove tecnologie più diffuse, quali le architetture ARM e i dischi a stato solido (SSD). Per entrambe le tecnologie, infatti, l’utilizzo delle ultime versioni del kernel Linux ha fatto registrare livelli di performance sempre crescenti. Altri perfezionamenti hanno riguardato la gestione dello swap della pagine dalla RAM alla memoria secondaria, che è sta migliorata con l’introduzione di un nuovo meccanismo.
Altri miglioramenti “under the hood” (“sotto il cofano”, come amano definirli gli sviluppatori di OpenSUSE) riguardano l’aggiornamento di systemd alla versione 207, nonchè Mesa 9.2.0, BlueZ 5 e glibc 2.18.
Conclusioni
Certamente, l’introduzione di Btrfs è la novità principale di questo rilascio, e conferisce a questa distribuzione un profilo tecnologico sempre più elevato. Per quel che riguarda il resto, invece, sembrerebbe che gli sviluppatori si siano limitati a “puntellare” ciò che non andava, sistemare qualche bug, ed aggiornare i software alle ultime versioni, senza introdurre grossi stravolgimenti. Ovviamente, questo non significa che OpenSUSE è rimasta “vecchia”, dato che tutte le novità delle componenti del sistema operativo finiscono per potenziare l’intera distribuzione. Probabilmente, è semplicemente difficile notare le novità, sia perchè si tratta di una distribuzione che già nelle vecchie versioni era all’avanguardia, sia perchè è sempre più difficile “stravolgere” le cose.