Parlando di Linux è quasi automatico pensare a Ubuntu, la più diffusa e conosciuta distribuzione in circolazione. Eppure, sia Ubuntu che molte altre distribuzioni non rientrano tra quelle che la Free Software Foundation definisce realmente "free", secondo la filosofia portata avanti da Richard Stallman e i suoi seguaci.
Tra le pochissime distribuzioni libere al 100% (secondo il giudizio della Free Software Foundation), ne esiste una che, tra le altre cose, è anche quella attualmente utilizzata da Richard Stallman: si tratta di gNewSense. Nata espressamente per essere una distribuzione GNU/Linux completamente free, essa rappresenta uno dei pochissimi esempi di sistema operativo libero, pur essendo in grado di fornire ad i suoi utenti tutte le principali caratteristiche di un sistema operativo completo.
In questo articolo vedremo le principali caratteristiche di gNewSense 3.1, l’ultima versione (rilasciata lo scorso 9 febbraio) di questa distribuzione. Chiunque sia interessato a provarla, può scaricare i file .iso per l’installazione direttamente dalla pagina di download del sito ufficiale del progetto.
gNewSense: Solo software libero
Sebbene gNewSense 3.1 è una distribuzione basata su Debian, essa non utilizza tutti i pacchetti presenti in tale sistema operativo. Per rispettare i vincoli imposti dalla Free Software Foundation, e rendere gNewSense una vera distribuzione libera, gli sviluppatori hanno dovuto rimuovere tutti i cosiddetti “blob binari”, sostituendo molte delle componenti di Debian con altre libere, o in qualche caso inserendo versioni non aggiornate di esse (poiché le nuove versioni di certi software non erano più compatibili con la definizione di free software).
Poiché moltissime delle applicazioni attualmente presenti nelle maggiori distribuzioni Linux includono diverse componenti non-free, la scelta di utilizzare il software libero si è rivelata talvolta un po’ limitante, e ciò, molto presto, si rende evidente. Ad esempio, in gNewSense non troverete mai GNOME 3, Firefox o LibreOffice, bensì GNOME 2.30, Epiphany o OpenOffice 3.2. Purtroppo o per fortuna, è questa l’avanguardia del free software.
Questa discontinuità con le altre versioni può far sembrare l’intero sistema operativo una sorta di accozzaglia di software obsoleti, che mancano di tutte quelle nuove funzionalità introdotte con i vari aggiornamenti. E questa impressione può scoraggiare alcuni utenti ad utilizzare questa distribuzione. In realtà il pregio di questo approccio è la certezza che ogni frammento di codice può essere revisionato e studiato da chiunque, e quindi modificato ed aggiornato; ciò rende il sistema più flessibile e sicuro, dal momento che ogni tipo di falla può essere tempestivamente risolta.
Oltre ai software già citati, vale la pena segnalare anche il celeberrimo GIMP, insieme ad Inkscape per la grafica vettoriale, Iceweasel (alternativa di Debian a Firefox) quale browser alternativo al già citato Epiphany, Evolution per le e-mail, e tutta la suite dei software forniti con GNOME 2.30.
Vintage è bello anche sul desktop
Non è affatto detto che un software vecchio non sia apprezzabile, né che non abbia vantaggi. E questo è evidente moltissimo quando ci si ritrova ad utilizzare GNOME 2.30, ormai un desktop environment talmente “vintage”, che gli sviluppatori di MATE hanno dovuto produrre un suo fork per rendere ancora accessibili le sue funzionalità sulle maggiori distribuzioni.
GNOME 2.30 è il desktop environment di default su gNewSense 3.1, ed è uno dei componenti che rende maggiormente personalizzabile il desktop di questo sistema operativo. Forse è proprio tale caratteristica che ha reso GNOME il desktop environment di successo che tutti conosciamo, unitamente alla possibilità di estenderlo con un’infinità di applicazioni che ne aumentino le funzionalità e la qualità della resa grafica. Si pensi a Compiz (che peraltro è anch’esso un software libero) o alla grande varietà di widget che possono essere inclusi nei pannelli del desktop.
Altre caratteristiche di gNewSense
Un’altra grande caratteristica, resa possibile anche grazie a GNOME 2, è il fatto che l’intero sistema richiede una quantità di memoria decisamente limitata. L’intero avvio del sistema, fino al log-in (senza altri software in esecuzione) richiede appena 105 MB di RAM, il che lo rende compatibile anche con PC più datati e meno performanti.
Alla base di gNewSense 3.1 vi è il kernel Linux 2.6.32, opportunamente ricompilato al fine di potere includere alcune migliorie relative alla compatibilità con il nuovo hardware. Tuttavia, non ci si può aspettare che tutte le periferiche funzionino correttamente, proprio perché molte di esse richiedono moduli non-free che non sono presenti (né lo saranno mai). Perciò, se le nuove distribuzioni funzionano correttamente su un certo laptop, non si può essere certi che tutto l’hardware risponda correttamente se si utilizza gNewSense. Prima di installare questa distribuzione, quindi, bisogna accertarsi che il proprio PC includa soltanto hardware libero, e per farlo è consigliabile utilizzare la versione live del sistema (fornita con la stessa immagine .iso che include l’installer), per accertarsi in anticipo del funzionamento delle varie periferiche.
Conclusioni
Tutto sommato, gNewSense è una soluzione interessante, stabile e sufficientemente funzionale. Di certo, non potrà mai essere paragonata, proprio dal punto di vista delle funzionalità, alle maggiori distribuzioni Linux attualmente in circolazione. Ciò è direttamente connesso alla volontà di inseguire la filosofia (inevitabilmente troppo stringente) del software libero. Essa, infatti, non solo impone una restrizione sui software ed i middleware che possono essere inclusi nella distribuzione, ma limita anche la possibilità di sfruttare a pieno le nuove tecnologie, molte delle quali nascono come proprietarie o sono disponibili solo in versioni non-free (la cui riscrittura “free” non sempre è agevole).
Da un punto di vista meno tecnico, però, gNewSense non dovrebbe essere valutato per quello che è in grado di fare, ma per il fatto che può farlo in maniera libera, senza legami con i produttori di software proprietari, ed avvalendosi dell’esperienza di chiunque voglia migliorarlo. Considerato che la Free Software Foundation ha riscontrato meno di una decina di distribuzioni che abbiano queste caratteristiche, questo progetto può considerarsi forse il più vicino all’idea orginale che Stallman aveva di GNU. Ciò è probabilmente più che sufficiente a tessere le lodi di una distribuzione che, con così poco a disposizione, riesce ad essere valida quanto basta.